Sintesi dei contenuti
ToggleLa richiesta di pagare tasse sul prelievo come parte di una truffa legata al trading online è una tattica ingannevole e comune utilizzata dai truffatori. Ci sono diversi motivi per cui questo approccio può sembrare convincente per la vittima:
- Falsi motivi di tassazione: I truffatori spesso inventano motivi plausibili per giustificare la richiesta di pagamento delle tasse. Ad esempio, potrebbero sostenere che il governo richiede una tassa sul prelievo degli utili da investimenti. Questo suona plausibile a molte persone, specialmente se non sono esperte di questioni fiscali o finanziarie.
- Credibilità apparente: L’uso di un linguaggio tecnico e la creazione di documenti falsi o siti web che sembrano appartenere a istituzioni finanziarie ufficiali possono conferire un’aria di credibilità alla richiesta di pagamento delle tasse. Le vittime potrebbero essere indotte a credere che la richiesta sia legittima.
- Pressione emotiva: I truffatori spesso giocano sulla psicologia delle vittime, creando un senso di urgenza e panico. La richiesta di pagare le tasse in modo tempestivo, sotto la minaccia di perdere i profitti o addirittura l’intero investimento, può spingere la vittima a compiere azioni senza pensarci troppo.
- Ulteriori profitti per i truffatori: Chiedere alle vittime di pagare tasse aggiuntive rappresenta un modo per i truffatori di ottenere ulteriori fondi. Le vittime possono essere convinte che, pagando le tasse richieste, potranno finalmente ottenere i loro profitti. In realtà, i truffatori possono continuare a inventare nuovi ostacoli, spingendo la vittima a investire ancora di più.
Per proteggersi da questo tipo di truffe, è fondamentale essere consapevoli di queste tattiche ingannevoli. Le istituzioni finanziarie ufficiali non richiedono il pagamento delle tasse in anticipo prima di consentire un prelievo, e tale richiesta dovrebbe essere considerata un chiaro segno di truffa.
Ma come funziona realmente la tassazione sul trading in Italia?
In Italia, i guadagni da trading online sono considerati redditi di natura finanziaria e, come tali, sono soggetti a tassazione. Questo vale sia se operi su un conto in una banca italiana, sia se usi una piattaforma estera come eToro, Interactive Brokers, Degiro o Bondora.
La regola generale è: se guadagni, devi pagare le tasse. Ma attenzione: non tutte le piattaforme sono uguali.
Qui di seguito ti daremo delle indicazioni approssimative, con lo scopo almeno di darti un assaggio e poter cogliere la differenza tra le finte tasse che i truffatori ti hanno chiesto di pagare e quanto sia in realtà più complesso il nostro sistema tributario. Se invece ti interessa approfondire l’argomento, ti raccomandiamo di leggere la guida che abbiamo pubblicato e che ti spiega in ogni dettaglio come calcolare le imposte da pagare sui rendimenti finanziari: tasse trading Italia
Broker italiano o estero: chi fa da “sostituto d’imposta”?
Un broker italiano autorizzato, come Fineco, Banca Sella o IWBank, può operare come sostituto d’imposta. In pratica, si occupa lui di calcolare e versare le tasse al posto tuo. Comodo, vero?
Se invece usi un conto trading estero, come spesso accade con piattaforme internazionali, sei tu a dover dichiarare tutto in dichiarazione dei redditi.
Come si calcolano le tasse sul trading?
Il fisco italiano distingue tra:
✔️ Plusvalenze su azioni e titoli
Il guadagno ottenuto vendendo azioni, ETF, obbligazioni o altri strumenti finanziari si chiama plusvalenza. La tassazione ordinaria è del 26% sul guadagno netto.
Esempio: compri 100 azioni a 10 euro e le rivendi a 15. Hai guadagnato 500 euro. Su questi, paghi 130 euro di tasse (il 26%).
✔️ Rendite finanziarie
Nel linguaggio fiscale, anche i dividendi o i proventi da fondi rientrano tra le rendite finanziarie, tassate sempre al 26%.
✔️ Tassazione Forex e derivati
La tassazione del Forex in Italia si fonda su due riferimenti normativi principali:
- Art. 67 e 68 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) per quanto riguarda i redditi diversi di natura finanziaria;
- Art. 6 del D.Lgs. 461/1997, che disciplina il regime fiscale dei redditi da capitale e dei redditi diversi derivanti da strumenti finanziari.
Le plusvalenze da Forex rientrano nei redditi diversi ai sensi dell’art. 67, comma 1, lett. c-quinquies TUIR, e sono soggette all’aliquota del 26%, applicata sulla differenza positiva tra guadagni e perdite registrati nell’arco dell’anno fiscale.
Oltre alla tassazione sulle plusvalenze, chi detiene conti di trading esteri è tenuto anche al monitoraggio fiscale previsto dal quadro RW del Modello Redditi.
- Deve essere indicato il valore massimo del conto detenuto presso il broker estero durante l’anno;
- È dovuta la tassa sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (IVAFE) pari allo 0,2% annuo.
L’omessa compilazione del quadro RW è punita con sanzioni amministrative che possono arrivare fino al 30% del valore degli asset non dichiarati.
Come dichiarare i redditi da Forex nel Modello Redditi
Compilazione del quadro RT
Nel quadro RT si indicano:
- I guadagni realizzati su conti di trading in valuta estera;
- Le eventuali minusvalenze da compensare (entro 4 anni);
- L’imposta dovuta (26%).
Compilazione del quadro RW
Nel quadro RW si dichiara:
- L’esistenza del conto trading estero;
- Il valore massimo detenuto nell’anno;
- Il calcolo dell’IVAFE, se dovuta.
Tassazione Forex e conti in criptovalute
Talvolta, i broker Forex mettono a disposizione wallet in criptovalute o strumenti CFD legati a Bitcoin ed Ethereum. È bene distinguere:
- Guadagni da trading su CFD crypto → tassati come redditi diversi (come il Forex);
- Possesso di criptovalute vere e proprie → comporta obblighi dichiarativi specifici nel quadro RW.
In entrambi i casi, è fondamentale valutare attentamente le implicazioni fiscali con un professionista.
Forex e rischio di accertamento fiscale
Negli ultimi anni, l’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sui conti esteri non dichiarati e sui redditi di fonte finanziaria. In particolare:
- I dati bancari esteri vengono spesso acquisiti tramite scambio automatico di informazioni (CRS e FATCA);
- Gli accertamenti su omessa dichiarazione del quadro RW sono in crescita;
- Le sanzioni possono essere pesanti, soprattutto in caso di reiterazione e comportamento doloso.
Titoli di Stato: un’eccezione importante
Se investi in titoli di Stato italiani (BOT, BTP, CCT), buone notizie: la tassazione scende al 12,5%. Lo stesso vale per molti titoli di Stato esteri, purché inseriti nella cosiddetta “white list”.
Criptovalute e tassazione: come funziona?
La tassazione delle criptovalute in Italia è cambiata di recente. Dal 2023, anche le plusvalenze da crypto trading superiori a 2.000 euro sono tassate con l’aliquota del 26%, proprio come gli altri strumenti finanziari.
Quando e come dichiarare i guadagni?
Se il tuo broker non è sostituto d’imposta, devi compilare la dichiarazione dei redditi (modello Redditi Persone Fisiche, ex Unico), in particolare il quadro RW e RT:
- Il quadro RW serve per dichiarare il possesso di un conto estero.
- Il quadro RT serve per indicare le plusvalenze realizzate.
Attenzione: anche se non hai guadagnato nulla, se hai un conto trading all’estero devi comunque dichiararlo.
E se non dichiaro nulla?
Il fisco italiano può incrociare dati bancari e movimenti sospetti. Non dichiarare un conto o i guadagni da trading può portare a sanzioni salate, anche fino al 30% dell’importo non dichiarato.

