Qualche settimana fa abbiamo pubblicato l’articolo intitolato “Swag: la truffa online che ha colpito migliaia di utenti”.
Recentemente siamo stati contattati da Swag che ha richiesto la pubblicazione del seguente comunicato e siamo lieti i consentir loro pieno diritto di replica.
Il comunicato Swag ufficiale
Da oltre 5 anni Swag propone con successo e soddisfazione, il noleggio di macchine e potenza di calcolo (“hashrate”) per il mining di Bitcoin dalla blockchain. Un’attività sviluppata con importanti investimenti al punto da detenere un parco macchine composto da oltre 15mila unità dislocate presso alcune tra le principali mining farm del pianeta. Un impegno, un successo, che ha portato in Swag oltre 40 mila utenti attratti dalla possibilità di estrarre Bitcoin e ottenere un possibile guadagno dall’oscillazione di valore della cryptovaluta più conosciuta.
Swag svolge regolarmente la propria attività, a differenza di quanto sostenuto nell’articolo nel titolo “Cos’era Swag e quali attività svolgeva”, al punto di aver trasferito le proprie attività in una Srl italiana, e con la previsione per il 2025 di incrementare la potenza di estrazione a disposizione della crescente utenza e l’ingresso in nuove, ulteriori, mining farm.
Non è infatti mai esistito un “meccanismo di truffa strutturato”, cosi come non si è mai assistito al
crollo della piattaforma. E’ semmai vero come una serie di importanti implementazioni tecnologiche e la necessità di integrare fedelmente le varie normative italiane nella piattaforma di exchange, abbiano creato un’oggettiva serie di ritardi nella prestazione di alcuni servizi. Tali prestazioni sono comunque quotidianamente garantite e operate. Ed è semmai vero che diversi contenuti, come quello pubblicato da Difesaconsumatori.com, hanno contribuito in modo oggettivo alla creazione di un clima di sfiducia ingiustificato e a un evidente danno di immagine e patrimoniale.
A differenza di quanto riportato nell’articolo, non esiste nessuna accusa ufficiale, nessuna condanna, nessuna indagine a noi nota, che possa affiancare l’operato di Swag ai purtroppo celebri schemi Ponzi.Ci sembra inoltre corretto richiamare l’attenzione anche sulle famigerate “recensioni negative su
Trustpilot: un campanello d’allarme tardivo”, prese spesso come elemento di valutazione assoluto.
Unicredit, primario istituto di credito europeo, ha una valutazione di 2.1 con il 78% di recensioni da 1 stella, Intesa SanPaolo scende a 1.3, Credem a 2.2, Mercedes Italia a 1.5, BMW a 1.4, Amazon 1.6.
Tutti campanelli d’allarme?
Secondo l’azienda, quindi, non vi sarebbe alcun inadempimento, ma dei semplici ritardi nella prestazione di alcuni servizi, causati da “importanti implementazioni tecnologiche” e dalla “necessità di integrare fedelmente le varie normative italiane nella piattaforma di exchange”.
Continueremo, pertanto, ad essere sul pezzo, con la speranza di poter presto annunciare che Swag sia riuscita a rimettersi in pari con i tempi e a saldare il dovuto a tutti gli attuali creditori.

