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ToggleNegli ultimi tempi girando su internet non avrete potuto fare a meno di sentir parlare di Trade Republic, che anche in Italia sponsorizza tantissimi influencers, che non fanno altro che declamarne l’assoluta convenienza, l’assenza di rischi e la massima trasparenza.
In questo contesto, chiunque voglia cercare informazioni indipendenti ha molta difficoltà a reperire delle fonti affidabili, perché chiunque in giro parli di Tarde Republic lo fa perché è pagato per farlo. Chiunque tranne noi.
Ultimamente, in particolare, due interessanti novità hanno dato ulteriore slancio alle campagne pubblicitarie.
Perché oggi si parla tanto di Trade Republic?
Negli ultimi mesi, Trade Republic ha introdotto due cambiamenti chiave che hanno attratto l’attenzione del pubblico italiano:
- L’introduzione dell’IBAN italiano, che facilita operazioni di accredito e bonifico per i clienti italiani.
- Il passaggio al regime fiscale amministrato, che elimina la necessità di dichiarare manualmente le proprie plusvalenze.
Queste novità hanno reso il servizio più competitivo rispetto alle banche tradizionali e ai competitor nel settore del trading online. Tuttavia, occorre analizzare in profondità cosa implichino realmente questi cambiamenti per gli utenti, senza lasciarsi trascinare dall’entusiasmo.
Ad esempio, l’IBAN italiano risolve alcuni problemi pratici per chi desidera accreditare lo stipendio o effettuare pagamenti diretti, ma non elimina del tutto le limitazioni della piattaforma. Inoltre, il passaggio al regime amministrato è sicuramente un miglioramento per chi ha un profilo di investitore poco attivo, ma per chi opera con strategie complesse potrebbe risultare meno vantaggioso.
Regime amministrato vs regime dichiarativo: quale conviene davvero?
Il passaggio al regime amministrato rappresenta senza dubbio un grande vantaggio per i piccoli investitori, poiché Trade Republic si occuperà di trattenere e versare automaticamente le imposte sulle plusvalenze. Tuttavia, per chi gestisce grandi capitali, il regime dichiarativo potrebbe offrire vantaggi significativi.
Perché i grandi investitori preferiscono il regime dichiarativo?
- Gestione del pagamento delle imposte: nel regime amministrato, le tasse vengono prelevate automaticamente all’inizio dell’anno successivo, mentre con il regime dichiarativo gli investitori possono posticipare il pagamento delle imposte fino a giugno, migliorando la gestione della propria liquidità e permettendo un’eventuale ottimizzazione fiscale.
- Compensazione delle minusvalenze: con il regime dichiarativo è possibile compensare minusvalenze pregresse con plusvalenze future su più strumenti finanziari e più broker, un vantaggio importante per chi opera attivamente nei mercati.
- Flessibilità fiscale: il regime dichiarativo offre un controllo maggiore sulla propria strategia fiscale, utile per chi investe somme ingenti e desidera ottimizzare il proprio carico fiscale sfruttando eventuali deduzioni e detrazioni applicabili.
Il regime dichiarativo consente inoltre agli investitori di ridurre l’impatto fiscale attraverso specifiche strategie di ottimizzazione, come la vendita strategica di titoli in perdita per compensare guadagni futuri. Questo livello di controllo non è possibile con il regime amministrato, dove le tasse vengono trattenute automaticamente e senza possibilità di differimento.
Chi è davvero Trade Republic? Dati generali
Trade Republic è una banca tedesca regolamentata dalla BaFin (l’autorità di vigilanza finanziaria tedesca) e dalla Banca Centrale Europea. Conta oltre 8 milioni di clienti e gestisce asset per circa 100 miliardi di euro.
Sebbene il numero di utenti sia impressionante, è importante considerare che gran parte di questi proviene da campagne di acquisizione aggressive, inclusi incentivi per i nuovi iscritti. Il modello di crescita di Trade Republic si basa sulla rapidità di espansione, ma resta da vedere se sarà in grado di mantenere un servizio efficiente con una base clienti in continua espansione.
I pregi di Trade Republic
- Commissioni basse: ogni operazione singola costa solo 1€, mentre i piani di accumulo sono gratuiti.
- Interfaccia moderna e intuitiva: la piattaforma è più veloce e accessibile rispetto alle banche tradizionali.
- Interessi sulla liquidità non investita: i fondi depositati generano interessi in linea con i tassi BCE, simili a un conto deposito.
- Possibilità di investire importi ridotti: grazie agli investimenti frazionati, anche chi ha poco capitale può operare sui mercati.
Le criticità di Trade Republic
- Servizio clienti carente: il supporto è limitato, non esiste un numero di telefono e le risposte ai ticket possono richiedere giorni.
- Possibili conflitti di interesse nell’esecuzione degli ordini: Trade Republic non ha accesso diretto ai mercati e si affida esclusivamente al market maker Lang & Schwarz per eseguire le transazioni. Questo riduce la trasparenza nell’esecuzione degli ordini e potrebbe comportare prezzi meno vantaggiosi per gli utenti.
- Limitazioni nei bonifici: accetta solo pagamenti SEPA in euro, escludendo transazioni in altre valute.
- Scarsa assistenza in caso di problemi con i prelievi: alcuni utenti hanno segnalato difficoltà nell’accedere ai propri fondi in tempi rapidi.
Come guadagna Trade Republic? Il Pay for Order Flow e i suoi rischi
Uno dei principali metodi di guadagno di Trade Republic è il Pay for Order Flow (PFOF), un sistema in cui il broker riceve compensi da un market maker (Lang & Schwarz) per indirizzare gli ordini dei clienti.
Il Pay for Order Flow (PFOF) è una pratica in cui i broker ricevono una compensazione (pagamento) per indirizzare gli ordini dei clienti verso determinati market maker o altre sedi di esecuzione, invece di inviarli direttamente alle borse ufficiali.
Come funziona il Pay for Order Flow
- Un investitore piazza un ordine di acquisto o vendita attraverso un broker.
- Il broker, invece di inviarlo direttamente a una borsa valori come il NYSE o il Nasdaq, lo indirizza a un market maker, una sorta di intermediario nel processo d’acquisto.
- Il market maker esegue l’ordine traendo profitto tra la differenza tra il prezzo a cui compra il prodotto finanziario e quello a cui lo rivende all’investitore (che ha piazzato l’ordine);
- parte di questo profitto lo investe riconoscendo una commissione al broker che gli ha procurato questo flusso di ordini, l’order flow appunto.
Se è gratis, il prodotto sei tu
Molti piccoli investitori vengono attratti da piattaforme di trading che, come Trade Republic, offrono ordini senza commissioni, credendo di risparmiare. Ma la realtà è più complessa: se non paghi una commissione diretta, potresti comunque pagare un prezzo nascosto sotto forma di un’esecuzione meno conveniente.
Applicando il Pay for Order Flow (PFOF), il broker non invia il tuo ordine direttamente alla borsa ufficiale, ma lo indirizza a un market maker che paga una commissione per riceverlo. Questo market maker eseguirà il tuo ordine, ma potrebbe offrirti un prezzo leggermente meno vantaggioso rispetto a quello disponibile nel mercato regolamentato. La differenza può sembrare minima, magari pochi centesimi per azione, ma su milioni di ordini eseguiti quotidianamente genera profitti enormi per i market maker, a discapito degli investitori retail.
Di fatto, i piccoli trader pensano di non pagare nulla, ma il costo è nascosto nella qualità dell’esecuzione: comprano leggermente più caro e vendono leggermente più basso di quanto potrebbero. Questo meccanismo, apparentemente insignificante su una singola operazione, può costare molto nel lungo periodo.
Sostanzialmente vi è quindi un conflitto di interessi per il broker che trae profitto dalle commissioni ricevute dal market maker a discapito dell’investitore che potrebbe trovarsi inconsapevolmente a vendere o comprare a quotazioni peggiori rispetto a quelle che il mercato altrimenti gli offrirebbe.
Ma tutto questo è legale?
Fortunatamente lo sarà ancora per poco. Nel giugno 2023, l’Unione Europea, infatti, ha raggiunto un accordo per vietare la pratica del Payment for Order Flow (PFOF): Questo divieto sarà pienamente attuato entro il 30 giugno 2026.
Cosa succederà quando Payment for Order Flow sarà vietato? Evidentemente i broker come Trade Republic dovranno cambiare politica commerciale per trarre profitto (come è giusto che sia, ma si spera in modo più trasparente), attraverso altre fonti. L’ipotesi più probabile è che, al pari di altri broker, applicheranno commissioni sugli ordini e questo giustificherebbe la politica commerciale aggressiva che stanno attualmente portando avanti attraverso le campagne pubblicitarie su internet. Oggi il loro interesse è allargare il proprio bacino di utenza sfruttando al massimo lo specchietto per le allodole delle commissioni a costo zero, finché la normativa glielo consentirà.
Il paragone con altri broker istituzionali
Verrebbe a questo punto da chiedersi: ma se effettuando operazioni a mercato vi è il rischio di costi nascosti, chi mi garantisce che anche altri broker, oltre a farmi pagare le commissioni (cosa che almeno non avviene con Trade Republic), non pratichino ugualmente il Payment for Order Flow (PFOF)?
In realtà per rispondere con relativa certezza a questa domanda si dovrebbe studiare il materiale informativo messo a disposizione dal singolo operatore su cui si prevede di operare.
Chiaramente in queste sede non possiamo esaminarli tutti, ma, almeno per restare a casa nostra e guardare alla politica commerciale applicata da Fineco Bank, non si trova alcuna menzione del Payment for Order Flow (PFOF) e questo suggerisce che Fineco potrebbe non utilizzare il PFOF come modello di compensazione, preferendo invece guadagnare attraverso commissioni dirette sugli ordini dei clienti.
Per dirla semplice, questo significa che concretamente acquistando in uno stesso momento uno stesso prodotto finanziario, ad esempio un etf, su Fineco potrei pagarlo di meno (pagando le commissioni in modo trasparente) e su Trade Republic potrei pagarlo di più, proprio perché non vi sono commissioni, ma vi è uno spread tra il valore di acquisto e di vendita da parte del market maker.
Fineco eseguirebbe l’ordine, infatti, su mercati regolamentati come Borsa Italiana, Xetra, Euronext, mentre l’ordine immesso su Trade Republic verrebbe eseguito fuori dai mercati regolamenti, tramite il proprio market maker (quel Lang & Schwarz che nominavamo qualche riga più su).
Alla luce di quanto abbiamo esaminato fino ad ora non potrà non sfuggire quanto sia ulteriormente subdola la politica commerciale di Trade Republic, che, per invogliarti a passare con loro, ti incentivano ad attivare piani di accumulo e addirittura ti propongono un saveback sul piano d’accumulo sugli acquisti effettuati tramite la loro carta di credito, anche arrotondando automaticamente il prezzo dei pagamenti effettuati. Perché si tratta di una pratica che definiamo subdola è semplice: quel che tendono intenzionalmente a fare è incentivare numerose piccole transazioni, poiché su ognuna di esse potranno speculare sullo spread di acquisto e vendita del prodotto finanziario in questione.

