Truffa Prestito Online: Come Recuperare le Somme Versate

Come Recuperare

Le truffe da prestito online rappresentano una delle frodi più diffuse e insidiose nel panorama digitale odierno. Questo fenomeno criminale si basa sulla promessa di prestiti facili, veloci e accessibili anche a chi non dispone di redditi dimostrabili o garanzie reali. Le vittime, attratte dalla possibilità di ottenere liquidità immediata, vengono indotte a versare somme anticipate per presunte spese istruttorie, assicurazioni, bolli o altre giustificazioni artificiose. Una volta effettuato il pagamento, il fantomatico “finanziatore” interrompe ogni contatto, rendendo impossibile recuperare le somme versate.

Nonostante l’amarezza iniziale, è importante sapere che non tutto è perduto. In base alla nostra esperienza e ai successi già ottenuti, sussistono due percorsi principali per tentare di recuperare quanto sottratto: uno giudiziale, che passa attraverso la denuncia e le indagini penali, e uno stragiudiziale, che mira a colpire gli strumenti e le reti utilizzate dai truffatori per perpetrare il reato. Inoltre, è fondamentale attivarsi prontamente per proteggere i propri dati personali, spesso compromessi durante l’interazione con i criminali.

Perché agire è fondamentale

Una truffa che resta impunita è destinata a ripetersi. Come già illustrato in questo precedente approfondimento, i truffatori contano proprio sulla passività delle vittime: molte persone, per senso di colpa, vergogna o sfiducia nelle istituzioni, scelgono di non denunciare e non fare nulla per recuperare i propri soldi. Questo comportamento è esattamente ciò che alimenta il sistema: più silenzio c’è, più truffe possono essere replicate con successo.

Al contrario, un’azione tempestiva e determinata può avere effetti concreti. Una denuncia ben strutturata può portare all’individuazione degli autori o, almeno, all’interruzione del circuito finanziario illecito. Parallelamente, operazioni mirate possono contribuire a danneggiare il sistema utilizzato per la diffusione della truffa e per la raccolta dei pagamenti.

1. Strategia giudiziale: denuncia penale e tracciabilità dei pagamenti

Il primo passo è presentare una denuncia-querela alla Procura della Repubblica (che potremo redigerti noi se vorrai usufruire della nostra assistenza). Questo documento deve contenere tutte le informazioni utili a ricostruire l’accaduto:

  • Email, messaggi WhatsApp, SMS o chat tramite altri canali usati dai truffatori;
  • Le coordinate bancarie (IBAN) o i riferimenti di carte prepagate verso cui sono stati effettuati i pagamenti;
  • I siti internet o profili social impiegati per l’adescamento;
  • Eventuali screenshot di annunci pubblicitari o comunicazioni;
  • Le ricevute di pagamento, bonifici o ricariche poste in essere.

Grazie alla tracciabilità dei pagamenti, le forze dell’ordine possono risalire ai conti di destinazione e richiedere il blocco dei fondi. In alcuni casi, è anche possibile ottenere il sequestro preventivo delle somme ancora disponibili. L’analisi delle utenze telefoniche e degli accessi ai siti truffaldini può fornire ulteriori elementi per identificare i responsabili.

Tuttavia, affinché una denuncia produca effetti concreti, è fondamentale che sia redatta in modo accurato e completo. Spesso, uno dei motivi principali per cui non si riesce a recuperare quanto versato risiede proprio nel fatto che la querela viene presentata senza il supporto di un professionista. In assenza di una struttura tecnica adeguata, mancano le informazioni chiave che possono orientare efficacemente l’attività investigativa.

Per questo motivo, la nostra associazione offre un servizio di assistenza legale specializzata: i nostri avvocati, esperti in diritto bancario e cybercrime, affiancano le vittime nella redazione della denuncia-querela, assicurandosi che tutti gli elementi rilevanti siano messi a disposizione degli organi di polizia giudiziaria. Una denuncia ben impostata può fare la differenza tra un’indagine generica e una realmente mirata all’individuazione dei colpevoli e al recupero delle somme.

2. Strategia stragiudiziale: colpire il meccanismo della truffa

Oltre alla via giudiziaria, è possibile agire in modo stragiudiziale per rendere più difficile ai truffatori replicare il reato. Questo tipo di strategia mira a colpire le infrastrutture utilizzate dai criminali per entrare in contatto con nuove vittime, raccogliere fondi e ripulire il denaro.

a) Segnalazione ai social e alle piattaforme pubblicitarie

Molte truffe partono da annunci ingannevoli su Facebook, Instagram, TikTok, Google o altre piattaforme. Per contrastare efficacemente la loro diffusione, è consigliabile procedere nel seguente modo:

  1. Individua l’inserzione sospetta: verifica che contenga promesse irrealistiche, assenza di riferimenti verificabili o richieste di contatto via WhatsApp o Telegram.
  2. Fai uno screenshot dell’annuncio e, se possibile, salva anche il link alla pagina del profilo o alla pubblicità.
  3. Accedi alla funzione di segnalazione della piattaforma (ad esempio, cliccando sui tre puntini in alto a destra sull’inserzione o sul profilo) e scegli la voce corrispondente a “Truffa o attività sospetta”.
  4. Compila il modulo di segnalazione fornendo tutte le informazioni in tuo possesso e allegando le prove raccolte.
  5. Invita altri utenti a fare lo stesso: la probabilità che la piattaforma intervenga tempestivamente aumenta con il numero delle segnalazioni ricevute.
  6. Informa anche le autorità competenti (es. Polizia Postale) dell’esistenza di quell’inserzione, allegando screenshot e link utili.

Una segnalazione ben documentata, inviata da più utenti e accompagnata da una denuncia formale, può portare alla rimozione dell’annuncio, alla sospensione dell’account fraudolento e, in alcuni casi, all’intervento diretto delle autorità.

b) Chiusura dei conti bancari usati per il riciclaggio

Per contribuire concretamente alla chiusura dei conti correnti utilizzati dai truffatori, è consigliabile seguire questi passaggi operativi:

  1. Recupera le ricevute dei pagamenti effettuati, indicando chiaramente l’IBAN o la carta prepagata destinataria.
  2. Individua l’istituto bancario di destinazione (può essere dedotto dalle prime cifre dell’IBAN).
  3. Prepara una segnalazione scritta indirizzata all’ufficio reclami della banca in questione, evidenziando che il conto risulta essere coinvolto in un’attività di truffa online e allegando la documentazione a supporto (ricevute, messaggi, schermate ecc.).
  4. Chiedi espressamente l’avvio di un’indagine interna, il blocco del conto e la segnalazione alla UIF (Unità di Informazione Finanziaria).
  5. Invia la segnalazione tramite PEC o raccomandata A/R, conservando una copia del contenuto inviato.
  6. Informa anche la tua banca, richiedendo supporto per eventuali azioni di retrocessione dei fondi (in caso il pagamento sia avvenuto da un conto italiano e i fondi non siano ancora stati prelevati).

Coinvolgere direttamente la banca che gestisce il conto truffaldino può rivelarsi determinante per interrompere il flusso di denaro e impedire che vengano coinvolte altre vittime.

Le banche presso cui vengono accreditate le somme estorte devono rispettare rigidi obblighi antiriciclaggio. Se informate tempestivamente e in modo documentato, possono procedere alla chiusura del conto, al blocco dei fondi e alla segnalazione all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF). In casi gravi, la mancata vigilanza dell’istituto bancario può configurare una responsabilità per negligenza o complicità.

c) Oscuramento dei siti web dei truffatori

I siti internet utilizzati per veicolare la truffa possono essere segnalati ai provider e hosting che li ospitano. Ecco le modalità operative per procedere:

  1. Rileva l’URL completo del sito sospetto e fai uno screenshot della homepage e di eventuali form di richiesta prestito.
  2. Utilizza servizi online come Whois o ICANN Lookup per individuare il registrar del dominio e il provider di hosting.
  3. Redigi una segnalazione formale, indicando che il sito promuove attività illecite, allegando le prove e citando eventuali normative violate (come l’art. 640 c.p.).
  4. Invia la segnalazione tramite il modulo di abuso disponibile sul sito del registrar/provider, o via mail agli indirizzi specificati nella loro pagina “Contatti” o “Abuse”.
  5. Comunica contestualmente l’accaduto alla Polizia Postale e allega copia della segnalazione inviata al provider.

Questa azione coordinata può portare alla sospensione del dominio o alla rimozione del sito web, impedendo ai truffatori di continuare a raccogliere dati o denaro da nuovi utenti.

I siti web usati per veicolare la truffa (pseudo-portali finanziari, landing page pubblicitarie, moduli di richiesta prestito) possono essere segnalati ai provider che ne gestiscono il dominio. Molti registrars prevedono policy che consentono la sospensione o rimozione dei siti usati per attività fraudolente, a seguito di una segnalazione correttamente documentata.

d) Allerta agli enti di vigilanza

Quando la truffa comporta l’utilizzo indebito del nome o dei loghi di enti assicurativi, mediatori finanziari o presunte garanzie fideiussorie, è essenziale informare gli organismi di controllo. Ecco come:

  1. Raccogli tutta la documentazione ricevuta, inclusi preventivi, contratti fasulli, moduli con intestazioni apparentemente ufficiali.
  2. Verifica se il soggetto è realmente iscritto agli albi pubblici consultando i registri IVASS (per le assicurazioni) e OAM (per mediatori e agenti creditizi).
  3. Compila i moduli di segnalazione disponibili sui rispettivi siti istituzionali, descrivendo il contesto in cui è avvenuto il raggiro.
  4. Allega scansioni o copie della documentazione e segnala chiaramente eventuali indirizzi web o contatti utilizzati.
  5. Se ritieni che i tuoi dati siano stati impiegati illecitamente, presenta anche una segnalazione al Garante Privacy, specificando la tipologia di trattamento non autorizzato.

Queste segnalazioni, oltre a mettere in allerta le autorità, possono contribuire all’apertura di fascicoli investigativi e all’adozione di provvedimenti di urgenza da parte degli enti coinvolti.

Nel caso in cui la truffa preveda il pagamento di finte garanzie assicurative o la presentazione di attestati di solvibilità apparentemente riconducibili a istituti ufficiali, è opportuno trasmettere segnalazioni a:

  • IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni);
  • OAM (Organismo degli Agenti e dei Mediatori Creditizi);
  • Garante per la Protezione dei Dati Personali, qualora vi sia stato uso illecito o non autorizzato dei dati personali dell’utente.

3. Proteggi i tuoi dati personali

Oltre alla perdita economica, un aspetto spesso trascurato è il rischio legato alla compromissione dei dati personali. I truffatori, infatti, acquisiscono informazioni sensibili che possono essere usate per altre frodi, come il furto d’identità o richieste di prestiti a nome della vittima.

Per prevenire ulteriori danni, è importante:

  • Avvisare immediatamente la propria banca e richiedere la verifica di movimenti sospetti, oltre al blocco di eventuali carte o accessi non autorizzati;
  • Richiedere l’accesso ai propri dati presso le centrali rischi (CRIF, CTC, Experian) per controllare se risultano nuove posizioni creditizie attivate impropriamente;
  • Per farlo, visita i siti ufficiali delle centrali rischi (es. www.crif.it, www.experian.it, www.ctconline.it) e accedi alla sezione dedicata alla richiesta di visura gratuita ai sensi dell’art. 15 del GDPR.
  • Prepara un documento d’identità in corso di validità e il codice fiscale, e compila i moduli richiesti con attenzione.
  • Invia la richiesta tramite il canale previsto (form online, PEC, raccomandata) e attendi il report, che di norma arriva entro 30 giorni.
  • Una volta ricevuta la visura, verifica la presenza di eventuali anomalie come prestiti mai richiesti, segnalazioni errate o soggetti finanziari sconosciuti. In caso di irregolarità, segnala immediatamente la situazione sia alla centrale rischi che al Garante Privacy.
  • Inoltrare una segnalazione formale al Garante Privacy se si sospetta una violazione dei dati o la loro diffusione illecita;
  • Consultare un avvocato con competenze specifiche in diritto bancario, privacy e crimini informatici per definire una strategia personalizzata di protezione e di eventuale risarcimento.

Box riepilogativo: Cosa fare se sei vittima di una truffa da prestito online

Ecco un elenco sintetico e operativo delle azioni da intraprendere:

1. Presenta una denuncia-querela ben strutturata

  • Raccogli tutta la documentazione (email, bonifici, screenshot)
  • Rivolgiti a un avvocato esperto nel settore per redigere la denuncia
  • Invia la denuncia alla Procura della Repubblica competente

2. Colpisci il meccanismo della truffa con azioni stragiudiziali

  • Segnala gli annunci fraudolenti su Facebook, Instagram, TikTok e Google
  • Invia segnalazioni alle piattaforme per il ban degli account
  • Coinvolgi altri utenti per aumentare l’efficacia della segnalazione

3. Blocca i conti bancari utilizzati dai truffatori

  • Invia PEC o raccomandata alle banche con ricevute e prove
  • Chiedi il blocco del conto e la segnalazione alla UIF
  • Avvisa anche la tua banca per tentare un recupero fondi

4. Richiedi l’oscuramento dei siti web sospetti

  • Individua hosting e registrar con strumenti Whois
  • Invia una segnalazione documentata agli indirizzi “abuse”
  • Coinvolgi la Polizia Postale con copia delle comunicazioni

5. Allerta gli enti di vigilanza e tutela dei dati

  • Segnala IVASS, OAM e Garante Privacy se usano dati o nomi ufficiali
  • Conserva tutta la documentazione ricevuta
  • Verifica se i soggetti sono realmente iscritti agli albi

6. Proteggi i tuoi dati personali

  • Blocca carte e controlla i movimenti bancari
  • Accedi alle centrali rischi per verificare anomalie
  • Denuncia l’uso illecito dei tuoi dati al Garante Privacy

Affrontare una truffa legata a un prestito online non è semplice, ma è possibile reagire in modo efficace. Agire prontamente, con determinazione e con il supporto di professionisti, è essenziale non solo per tentare di recuperare le somme perse, ma anche per contribuire a interrompere l’attività criminale alla base del raggiro.

Ogni segnalazione, ogni denuncia, ogni richiesta di intervento è un tassello nella lotta contro questo tipo di truffe. La tua voce conta, e il tuo intervento può aiutare a proteggere anche altri consumatori da analoghi raggiri. Non restare in silenzio: difendere i propri diritti è il primo passo per fermare la catena della truffa.

Commenti
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *