Come ormai noto a tutti, dal 1° Gennaio 2018 sono stati resi obbligatori i sacchetti biodegradabili, i cd “bio shopper” per l’acquisto di prodotti alimentari sfusi quali frutta, verdura ecc, sacchetti che il consumatore, però, è tenuto a pagare!
La novità non è stata accolta con entusiasmo dagli Italiani che guardano a questa nuova imposizione come ad una “tassa occulta ed ingiusta”, idea fomentata anche da bufale che circolano in internet, di cui la più nota e più abusata è di certo quella di una manovra di Renzi per agevolare una sua amica produttrice esclusiva di tali sacchetti biodegradabili e compostabili!
Vediamo, allora, come stanno realmente le cose.
In primis è bene chiarire che l’obbligo dei sacchetti “ultraleggeri” adegua la normativa italiana ad una direttiva europea: Bruxelles ha chiesto (Direttiva 720/2015) agli Stati membri di ridurre il consumo di buste di plastica di materiale leggero (quelle già a pagamento da anni nei supermercati) creando misure idonee ad assicurare che una minore quantità possibile di plastica di imballaggio finisca nell’ambiente.
L’Italia ha risposto con la Legge 123/2017, entrata in vigore il 1° Gennaio 2018 a tale direttiva. Tuttavia è pur vero che l’Unione Europea non ha chiesto di rendere a pagamento i sacchetti “ultraleggeri”, l’obiettivo non è quello di applicare sovraccosti ma piuttosto di limitare l’uso dei sacchetti non biodegradabili. Obiettivo raggiunto in altri Stati con leggi interne che vietano l’utilizzo di sacchetti di plastica (Belgio!), oppure con incentivi ad utilizzare per la spesa sacchetti personali lavabili (Svezia!). L’Italia, invece, in linea con la sola Francia, pur di evitare future sanzioni dall’UE, decide di rendere obbligatori i sacchetti ultraleggeri e di farli pagare al consumatore, in modo da disincentivare lo spreco fortemente probabile, purtroppo, in caso di utilizzo gratuito.
E così, visto che il costo per ogni sacchetto varierà a seconda del punto vendita da un minimo di 1 centesimo ad un massimo di 10, si stima che la spesa media annua per le buste per il cittadino sarà di 6 euro (su di un calcolo medio di 3 centesimi a sacchetto per circa 200 sacchetti all’anno).
Il consumatore dovrà utilizzare questi sacchetti non solo per l’acquisto di frutta e verdura, ma anche per ogni altro acquisto alimentare quale prodotti da forno, di gastronomia, di macelleria o ittici. Ogni sacchetto non potrà essere riutilizzato per un nuovo acquisto, per l’esigenza di garantire misure igieniche necessarie in campo alimentare, ma potranno essere impiegati per la raccolta dei rifiuti umidi.
Una piccola rivoluzione è ormai in atto, pur se al momento molti sono i dubbi che restano che solo l’applicazione concreta della Legge riuscirà a sciogliere. Ed in questo nuovo scenario l’unico sistema per il consumatore di non restarne vittima è quello di rimanere aggiornato sempre sui propri diritti, affinché possa assolvere con serenità ai propri doveri .